Un amore alla mia altezza, di Laura Taibi




Un'avvocatessa in carriera e ricchissima che si innamora di un nano da giardino. 

Prompt inviato da noizez_reads 




“Il tuo ego occupa troppo spazio… non c’è posto anche per me nella tua vita.”
Quelle parole risuonavano nella testa di Anna come un mantra, mentre la Mercedes che stava guidando imboccava la tangenziale, diretta a casa.
Era un tragitto lungo, quello che separava il suo studio dalla villa in cui abitava, ma non ci sarebbe stato posto in città per costruirla e, comunque, lei era una persona troppo riservata per avere a che fare con vicini pettegoli e invadenti.
Fece un respiro profondo, tentando di calmarsi, ma quelle parole la investirono nuovamente come una secchiata d’acqua fredda.
Come aveva potuto rompere con lei? E per giunta con una scusa talmente assurda!
Gli aveva dato tutto. Una posizione, stabilità, parte del suo prezioso tempo… tutto! Eppure non era bastato. Anche Enzo, come tutti gli altri, alla fine non aveva retto ai ritmi della sua vita e l’aveva mollata. Un altro nome nella lunga lista delle sue relazioni fallite.
Imboccò il vialetto che conduceva al garage, costeggiato da piante esotiche e un perfetto prato all’inglese opportunamente potato dal giardiniere giusto quella mattina, e posteggiò con cura l’auto, dopodiché si trascinò all’interno della casa, dove venne accolta da una discreta musica da camera. Grazia, la sua domestica, era sempre molto premurosa nel prepararle la casa in vista del suo ritorno.
Erano già le dieci passate e in casa non c’era nessuno. Si diresse in cucina, versandosi un bicchiere di vino rosso mentre scorreva la home di Facebook sul cellulare.
Era così stanca. Da quando, diversi anni prima, aveva preso le redini dello studio di suo padre, continuando la tradizione di avvocati di successo della sua famiglia, non si era fermata neppure un secondo. La sua carriera viaggiava senza intoppi in un binario che puntava alla vetta mentre la sua vita privata colava sempre più a picco.
“Nessuno riesce a starmi dietro… sono tutti dei deboli, infimi signor nessuno” pensò, versandosi un altro abbondante bicchiere di vino che bevve tutto d’un fiato. “Non si meritano una come me!”
Ingollò altro vino, portando la bottiglia con sé su per le scale, fino in camera, dove prese a spogliarsi con fare nervoso. Il suo corpo snello e perfetto era il risultato della generosità di madre natura, del suo personal trainer e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, delle sapienti cure del dottor Gerardi, il suo chirurgo estetico.
“Se solo esistesse un uomo alla mia altezza me lo sposerei anche domani!”
Indossò la camicia da notte e, dopo aver ingurgitato l’ultimo sorso di vino, si lascò cadere sulle morbide coperte di seta del suo letto matrimoniale. Fu a quel punto che il suo cellulare trillò, avvertendola dell’arrivo di una mail.
Anna si voltò verso l’iPhone, indecisa se controllare o meno, ma alla fine la sua dedizione al lavoro ebbe la meglio e, con uno sforzo che le parve sovrumano, si costrinse a dare un’occhiata.


Oggetto: Cerchi l’amore?
Carissima Anna,
hai il cuore spezzato? Sei stanca degli uomini che ti feriscono e ti fanno sentire inadeguata?
Noi, della “Trova il tuo principe” abbiamo la soluzione!
Ti basterà rispondere a questa mail scrivendo “SI LO VOGLIO” e in men che non si dica un uomo alla tua altezza, meticolosamente scelto dalla nostra agenzia, verrà a casa tua.
Non è quello che ti aspettavi? Non temere, avrai 24 ore per decidere e, se non sarà scoccata la scintilla, provvederemo noi!
Non aspettare un altro giorno, trova il tuo principe… vivi il tuo sogno d’amore.


Rilesse la mail tre volte, prima di coglierne davvero il significato, dopodiché scoppiò a ridere. «Certo che non sanno più cosa inventarsi!» disse a voce alta, parlando con sé stessa. Avvicinò il dito al tasto per cestinare la mail ma le venne un’idea che le sembrò ancora più divertente.
Cliccò sul tasto per rispondere e scrisse: “SI LO VOGLIO”.
Invio.
Dopodiché crollò in un sonno profondo che sapeva di alcool.


Il suono insistente del campanello la fece svegliare di soprassalto.
Stava quasi per maledire la domestica, quando si rese conto che era domenica e che in casa, oltre a lei, non vi era nessun altro.
«Ehi Siri, che ore sono?» chiese a voce alta.
«Sono le 6:37» rispose la voce metallica dell’iPhone.
“Dannazione, chi cazzo è a quest’ora?” pensò Anna, furibonda, scendendo le scale che conducevano all’entrata. Aprì la porta ben decisa a urlare contro chiunque avesse osato svegliarla così presto ma, con suo disappunto, non vi era altro che un pacchetto, posato con cura sull’uscio di casa.
Spazientita ma anche incuriosita, afferrò la scatola di cartone e, con perizia, prese ad analizzarla: non vi erano indicazioni sul contenuto, né tantomeno affrancature o indirizzi che ne indicassero la provenienza. L’unica cosa che era stata impressa sulla parte superiore era un enorme cuore viola, con una corona in cima.
Anna provò a scuoterlo.
«Ehi, che modi sono?!» disse una voce maschile.
Terrorizzata Anna lasciò cadere a terra la scatola, che ruzzolò a terra, con altri lamenti. Doveva trattarsi di uno scherzo! Qualcuno aveva voluto nascondere un walkie talkie all’interno e probabilmente era nascosto lì intorno. Una candid camera, ecco cos’era!
Si avvicinò con cautela al pacco.
«Ti prego fa attenzione» disse la scatola «sono davvero molto fragile.»
Anna deglutì. «M-molto divertente ok… adesso potete anche uscire fuori.»
«Non posso» rispose la voce, «la scatola non si apre dall’interno.»
«Quindi dovrei credere che c’è qualcuno qui dentro? Mi hai preso per stupida?»
«Ma no Anna, non lo farei mai! Io sono stato creato a posta per te… per renderti felice!»
A quel punto una strana rabbia le salì dal petto fin sopra la testa. «Enzo sei tu?! Sappi che non è divertente!» urlò, scattando in piedi. «Ricordati che sono un avvocato, non scherzare con me!»
Fece per rientrare ma, con suo enorme disappunto, la porta si era chiusa alle sue spalle senza che lei se ne rendesse conto e ora si trovava chiusa fuori, senza né chiavi, né cellulare, né tantomeno vicini a cui chiedere aiuto… quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi.
Frustrata, prese a battere contro la porta, nel tentativo di buttarla giù, senza successo. Tentò allora di aprire qualche finestra ma, per sua sfortuna, aveva dotato quella casa dei più moderni sistemi anti scasso e i vetri infrangibili non si sarebbero aperti soltanto perché lei urlava loro di farlo.
Alla fine, nervosa e abbattuta, si lasciò cadere a terra, poggiando la schiena sulla porta chiusa e guardando quel maledetto pacco con rabbia.
«Se mi permetti di uscire ti sarà tutto più chiaro» disse ad un tratto la voce.
Anna fu tentata d’ignorarlo, ma non aveva nulla da fare, per cui decise di stare al gioco. «Perché dovrei? Io non so nulla di te e poi, andiamo, dovrei credere che qualcuno è davvero all’interno di questa scatola di… quanto? Quaranta centimetri scarsi?»
«So che adesso ti sembra assurdo, ma una volta tu credevi che tutto potesse accadere.»
«Sembri sapere molte cose sul mio conto»
«Io sono stato creato per te. Come potrei sapere ciò che desideri se non conoscendoti?»
Anna sbuffò. «Nessuno sa cosa desidero veramente… tantomeno una voce in una scatola.»
«Ma io posso provartelo.»
La donna si guardò intorno, chiedendosi ancora una volta dove si nascondesse la persona dietro a quello scherzo. Doveva tenere duro ancora un po’ e continuare a farlo parlare e forse avrebbe scoperto dove si trovava quel “burlone” e gli avrebbe potuto dare una lezione che non avrebbe dimenticato. «E va bene, ti ascolto… convincimi se ci riesci ma, bada bene, sono un avvocato, convincere gli altri è il mio mestiere.»
«So che sei un avvocato, uno dei migliori per altro…»
«Con le lusinghe non arriverai da nessuna parte.»
«… ma so anche che non era questo che immaginavi per te quand’eri una bambina.»
Anna sorrise tristemente. «Quale bambina sogna di essere un avvocato?»
Anche la voce rise. «Già… ma tu non sognavi neppure di diventare una principessa, come le tue amiche. Tu volevi girare il mondo, sognavi l’avventura, di scoprire se al centro del mondo c’era davvero il mondo descritto da Verne.»
Anna alzò lo sguardo sulla scatola. Come sapeva che il suo scrittore preferito di quand’era piccola era Verne? Non ne aveva mai parlato né con Enzo, né con altri.
«Il tuo cuore era pieno di stupore e di magia» continuò la voce «e tu ci credevi davvero!»
«Tutti cambiano. Fa parte del crescere» affermò Anna, sospirando. Quelle parole le avevano fatto riaffiorare ricordi dolorosi.
«Lo so» disse la voce e Anna si chiese come riusciva, con due sole parole, a trasmetterle quella pace, quel senso di comprensione. Era quasi come se lui sapesse davvero ciò che aveva passato.
«Non è facile continuare a credere nei sogni, quando la realtà è così buia» continuò quello. «Hai sempre badato a tutti, sei sempre stata “il punto fermo” e non ti hanno mai concesso di crollare. Non c’erano braccia a reggerti quando ne avevi bisogno e alla fine hai imparato a cavartela. Hai creato un muro per difenderti dagli attacchi ma ormai è così alto che non riesci più a vedere oltre… una gabbia che ti protegge e che ti intrappola.»
Non sapeva neppure perché aveva iniziato a piangere. Sapeva che era la verità ma sentirlo a voce alta era tutt’altra cosa.
«So che non è facile essere i più forti, ma d’ora in avanti non sarai mai più sola. Sono qui e ti prometto che insieme riusciremo ad abbattere quel muro.»
«Perché mi fai questo?» esclamò Anna, singhiozzando «Perché mi illudi così? Chi sei? Cosa vuoi?!»
«Anna,» disse la voce in modo fermo ma anche con estrema dolcezza «dimentica tutto ciò che sai e ascolta il tuo cuore… sono qui per te e, se mi vorrai, non lascerò che qualcun altro ti faccia del male. Apri la scatola e vieni con me.»
«Come faccio a sapere che non è uno scherzo? Che quando aprirò questa scatola la magia non si spezzerà?»
«Perché mi riconoscerai.»
Con mani tremanti, Anna aprì la scatola e gli occhi le si illuminarono quando lo vide. Sua madre, per la loro villetta al mare, aveva acquistato un nano da giardino al mercatino dell’usato e lei, durante i suoi giochi da bambina, immaginava che quell’ometto in terracotta fosse il suo principe azzurro. Gli aveva raccontato ogni segreto, ogni sogno e aveva vissuto con lui mille avventure. Gli aveva persino disegnato sul cappello una corona, che ora era sbiadita ma che lei adorava.
Lo prese e lo baciò con dolcezza, come faceva un tempo.


Quando la domestica arrivò alla villa il giorno seguente, non vi trovò nessuno. Davanti la porta di casa vi era una scatola aperta e, un occhio attento, avrebbe notato nella terra umida, i segni di una coppia di minuscoli passi, diretti verso l’ignoto. 


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